Nel giro di pochissimi giorni la società moderna si è trovata costretta a convivere in uno stato di sospensione totale, con poche certezze, molte domande, la maggior parte delle quali senza risposte, e tante paure.
Tutto ciò avviene in uno spazio temporale che si può definire tranquillamente “tempo liquido”, poiché fragile, privo di punti di riferimento, di sicurezza e dissolto appunto in uno stato di liquidità
Capita di sentirsi un po’ smarriti e vuoti dentro. Questo succede a tutti, grandi e piccini….
Ed è qui che inizia la nostra missione.
Ebbene sì, perché fare l’insegnante non è un lavoro, ma è una vocazione, la più grande passione che si possa avere.
È stato proprio nel momento più buio e difficile che ne ho avuto l’ennesima conferma; nonostante tutto sia stato trasferito sul piano virtuale, attraverso video lezioni e utilizzo di piattaforme on line, ho “toccato con mano” quanto un Professore possa “fare la differenza”.
La Scuola diventa così una certezza assoluta in grado di ricreare quella cornice di normalità che tanto serve ai nostri ragazzi.
E non parlo solo di discipline, appunti, interrogazioni o svolgimento di programmi, parlo soprattutto di legami, di emozioni, di amicizie e di rapporti umani che continuano nonostante la distanza.
Il bilanciamento perfetto di lavoro in autonomia e lezioni on-line a classe riunita permette agli studenti di avere una percezione concreta della realtà e consente loro di continuare la loro formazione che è un diritto ancor prima di essere un dovere.
Fare scuola diventa anche il momento dell’incontro, il luogo virtuale dove poter fare due chiacchiere, ridere con i compagni, parlare con i Prof. e sentirsi parte di un gruppo che, nonostante il momento storico attuale, non ha mai vacillato.
Capisci che insegnare non è solo un lavoro quando ti senti dire “Anche se al computer, che bello rivederci e sentirci” e comprendi che la Scuola è una meravigliosa palestra di vita quando leggi nei loro racconti “Mi è sempre piaciuta la scuola, ma non avevo mai compreso quanto potesse mancarmi….”
Ci attiviamo per dare risposte, cerchiamo di dare certezze e non smettiamo mai di far capire ai nostri ragazzi che CI SIAMO. E non ci siamo solo per spiegare il complemento oggetto o la poetica di Pascoli; ci siamo per dare una mano, ci siamo per alleggerire un po’ il peso delle nostre preoccupazioni, che sono di tutti, loro e nostre, ci siamo per imparare insieme ad utilizzare Meet o qualche altro programma, ci siamo per chiedere “Come stai?”.
E mai come ora sentirsi dire “Bene Prof! “è la risposta più bella del mondo!
Noi ci siamo.
Federica Rossi
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